Cosa è cambiato nella produzione e nel consumo culturale durante la pandemia? Nei capitoli precedenti attraverso un’analisi quantitativa abbiamo indagato come sia cambiata la produzione culturale durante la pandemia in Lombardia. In quest’ultimo capitolo della ricerca ci siamo avvalsi di una metodologia qualitativa e attraverso un’analisi etnografica digitale e interviste semi strutturate con gli operatori culturali abbiamo ulteriormente approfondito il tema.

Sulla base di quanto analizzato nei capitoli precedenti, si è deciso di condurre un’analisi etnografica tra gli attori presi in esame nella ricerca. Diverse sono state le iniziative intrattenute con la comunità di riferimento e il territorio e, infatti, molteplici sono state le attività di dialogo e condivisione di momenti. Tuttavia, l’etnografia digitale non è stata sufficiente per rispondere ai nostri interrogativi e le interviste hanno aiutato a mettere a fuoco questioni legate al rapporto con il territorio e la comunità, la creazione di spazi digitali alternativi e tanto altro di questi e altri operatori del settore.

Sono state realizzate in totale 8 interviste a 6 operatori culturali di Milano (equamente suddivisi tra le tre tipologie individuate) e 2 nelle città di Bergamo e Brescia. Questo confronto, a nostro avviso, è stato necessario per permetterci di avere uno sguardo più allargato rispetto la sola città metropolitana di Milano guardando a tutta la Regione Lombardia.

Di seguito proponiamo i principali elementi emersi durante le interviste:

Il rapporto tra attori culturali e territorio emerge in modo più forte con gli attori situati nelle periferie.

Il Cinema Beltrade fortemente radicato nel suo quartiere Nolo, a nord di Milano, ha sempre cercato di aprire un dialogo con i suoi abitanti con un esplicito posizionamento critico di resistenza alle forse più destrutturanti del quartiere, consapevole da un lato del forte processo di gentrificazione a cui è soggetto il quartiere e, dall’altro, del ruolo contradditorio che il cinema stesso gioca nel processo. Questo processo insieme al lockdown sono stati, però, un elemento di costruzione di dialogo sempre più forte con il suo pubblico portandolo oggi ad essere un punto culturale di riferimento.La pandemia e il lockdown son stati momenti di riflessione e di evoluzione per tante altre realtà culturali che hanno dovuto ripensare il modo di interazione con la comunità. Alcuni esempi son riportati di seguito

La Galleria Campari si trova a Sesto San Giovanni, nella periferia settentrionale di Milano; tra il suo pubblico vi sono sempre stati principalmente abitanti del quartiere.  Durante il lockdown, hanno cercato, cambiando la loro strategia sui social media, di incontrare un pubblico più ampio, offrendo ad esempio nuovi prodotti come le visite virtuali. L’effetto, a loro parere, è stato positivo, infatti molti visitatori incuriositi dalle visite online si sono poi recati nella Galleria fisicamente nel periodo di riapertura.

Per la GAMEC, la Galleria d’Arte Moderna Civica di Bergamo, il lockdown è stato una forza trainante che ha portato a una forte ri-territorializzazione del museo e della sua offerta culturale. Per coinvolgere la Galleria, negli anni passati, si era sempre rivolta ad un pubblico ampio e internazionale prestando attenzione anche nella comunicazione a restituire i proprio contenuti anche in lingua inglese. L’avvento della pandemia con la sua tragicità ha spinto la Galleria ha ripensare il proprio ruolo e a stringersi a supporto e intorno alla sua comunità di riferimento riscoprendo il senso civico della propria attività, tralasciando così gli aspetti maggiormente legati all’internazionalizzazione e alla promozione.

Reti e collaborazioni

La sfera digitale ha dato la possibilità agli attori culturali di espandere ed evolvere le proprie reti di collaborazione con attori non solo geograficamente distanti ma talvolta anche simbolicamente differenti. Come emerso dalle interviste alcuni hanno continuato a collaborare con gli stessi attori di sempre, prima, durante e dopo i lockdown, mentre altri hanno visto evolversi le loro reti:

La GAMEC, forse proprio a causa della natura eccezionale della crisi pandemica nel territorio di Bergamo, sul quale è inserita, ha sviluppato molte più collaborazioni con diversi tipi di attori nella propria città, relazioni che si sono rafforzate e hanno continuato ad esistere anche nel contesto di Bergamo-Brescia Capitale della Cultura, rafforzando così l’ecosistema locale.

Il Cinema Beltrade, invece, stava già collaborando con altri cinema d’essai a schermo singolo e durante la pandemia ha ampliato queste relazioni culturali di nicchia attraverso la rete Europa Cinemas, approfondendo le relazioni con cinema simili in Italia con progetti culturali collettivi nello spazio digitale (in particolare, una piattaforma collettiva per film indipendenti). Curiosamente, queste reti che si sono formate in modo strutturato e formale durante il lockdown, sono state mantenute in modo informale, orizzontale e mutualistico dopo la pandemia.

L’offerta culturale e il pubblico virtuale

Il passaggio dall’analogico al digitale ha creato diversi problemi agli attori culturali in termini di risorse, competenze, personale, strumentazioni e fondi. Un primo problema riscontrato, per quanto strano possa sembrare, è stato la mancanza del prodotto stesso.

 I cinema, per esempio, apparentemente agevolati nel passaggio online, si sono scontrati con le case di distribuzione ferme anch’esse a causa del covid o che avevano preferito utilizzare le piattaforme digitali esistenti. I teatri, invece, si sono interrogati sulla possibilità o opportunità di digitalizzazione delle performance live, specialmente ove non fosse stato creato un prodotto video ad hoc con l’obiettivo artistico dello streaming; è emerso quindi con chiarezza che la digitalizzazione può essere primariamente una questione di scelte artistiche. Infine, ovviamente, grandi criticità sono emerse in merito alle risorse finanziarie limitate per cambiare la modalità di fruizione del prodotto culturale e la difficoltà di coordinare la transizione verso il digitale in breve tempo e a distanza.

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